giovedì
29 NovUn rapporto del governo May ammette: “Il Pil del Regno Unito calerà con Brexit”
Il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, titolare del Tesoro e capofila delle “colombe” nel governo di Theresa May, ha ammesso ieri alla Bbc che il Regno Unito “in termini puramente economici” starà comunque “peggio” con la Brexit. Ma ha aggiunto che l’accordo per il divorzio dall’Ue firmato da May a Bruxelles va sostenuto perché minimizza le conseguenze e porta comunque “benefici politici”, oltre a rispettare il mandato popolare del referendum del 2016. Con questo accordo l’economia britannica sarà “leggermente più piccola”, ha detto Hammond, aggiungendo che si tratta di un testo che “minimizza i costi (economici) a un minimo assoluto”, mentre offre tra “i benefici politici” anche quello di restituire al Regno la sovranità, consentendogli fra l’altro di “avere il controllo della pesca nelle nostre acque” o di “poter firmare intese commerciali (di libero scambio) con Paesi terzi”.
Senza un accordo sulla Brexit il Prodotto interno lordo del Regno Unito nei prossimi 15 anni subirà contraccolpi che da “leggermente più piccoli” potrebbero diventare anche molto seri: nel caso peggiore, il Pil britannico sarebbe del 10,7% più basso rispetto allo scenario in cui a vincere fosse stato il remain, permettendo alla Gran Bretagna di rimanere in Europa. Viceversa, secondo il rapporto governativo, il Pil del Regno Unito sarebbe comunque comparativamente inferiore del 2,1% entro il 2035.
L’ultimo grande nodo, prima di finalizzare l’accordo con i partner europei, è adesso quello del Parlamento di Londra. Il voto si terrà l’11 dicembre e la bozza proposta da May è osteggiata sia dal Partito Laburista di Jeremy Corbyn – che il primo ministro ha sfidato a un dibattito televisivo – sia dalla destra del Partito conservatore.