martedì
21 NovEma, l’Unione Europea fa Ponzio Pilato mentre l’Italia copre un fallimento con l’alibi del sorteggio
La follia burocratica di un’Ue che assegna un gingillo da 1,7 miliardi di euro all’anno di indotto col sorteggio si commenta da sola. Specie dopo tre votazioni in cui Milano aveva sempre tenuto la testa. Fino a pareggio finale, che ha consentito ad Amsterdam di beneficiare di alcuni voti confluiti dalla bocciatura di Copenaghen e vincere poi all’estrazione (stessa sorte per Parigi, diventata sede dell’Eba, l’autorità bancaria europea solo grazie al sorteggio finale). Tuttavia, la mancata assegnazione dell’European Medicines Agency (Agenzia Europea per il Farmaco), in fuga da Londra dopo la Brexit, è solo l’ultima batosta di un’Italia presa a pesci in faccia dall’Egitto del caso Regeni e dal Brasile che preferisce il terrorista Battisti agli italiani per bene.
Il termometro di una credibilità internazionale ai minimi e un’umiliazione ancor più grave perché Milano aveva fatto il massimo, dato che nessuno ha dubbi che il suo dossier fosse il migliore e che l’offerta di un gioiello come il Grattacielo Pirelli di Gio Ponti fosse la sede più nobile da offrire all’istituzione che tutela la salute, mentre Amsterdam una sede non ce l’ha neppure. Un caso o – interpretazione sentita più volte ieri – il frutto di un gioco diplomatico deliberato per arrivare al pareggio? Il premier Paolo Gentiloni resta fermo sulla posizione della “sfiga”: «Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!», ha twittato subito dopo la decisione. Gentiloni ignora però anche colpe storiche e recenti dell’Italia che hanno pesato in modo determinante. Dietro i 13 voti contrari, un’aura di antipatia e debolezza che l’Italia si è costruita in Europa negli ultimi tre anni. I grandi Paesi, Germania, Spagna e probabilmente anche la Francia, hanno scelto Amsterdam. A votare per l’Italia sarebbero stati alcuni Paesi dell’Est (la Croazia ad esempio) e la Svezia; la Grecia e la Romania.
Nata nel 1995, dopo sette anni di negoziati in seno alla Comunità Europea, l’agenzia armonizza le procedure di autorizzazione alla messa in commercio dei farmaci nei Paesi dell’Unione Europea e, per questo, ha un bilancio di circa 322 milioni di euro. Di questi circa l’89% (circa 285 milioni di euro) deriva dalle tasse e dagli oneri imposti dai servizi di regolamentazione, mentre 16,5 milioni di euro vengono direttamente dal budget dell’Unione europea e sono destinati a “sostenere programmi per i farmaci orfani e pediatrici e per terapie avanzate”. Una quota rilevante del budget dell’Ema viene, poi, alle autorità nazionali a titolo compensativo per il loro impegno nell’iter regolatorio. “Nel 2017 – fanno sapere – si stima che circa 118,7 milioni di euro saranno destinati a questo scopo”.
Per Milano non si sarebbe trattata solo di una vittoria “economica”. Portare la sede dell’Agenzia Europea del Farmaco in Italia aveva anche un altissimo valore simbolico. Così il valore simbolico ce l’ha lo stesso, ribadendo il ruolo di subalternità del Belpaese.